mercoledì 18 febbraio 2015

Dialogo a due voci.

Non provo più nulla per te. 
E me lo dici così? 
Ho cercato altre parole. Queste erano le migliori.
Sei crudele. Non posso vivere senza di te. Anzi. Non so vivere senza di te.
Sai farlo benissimo. L'hai fatto sinora.
Non credere. Non è così. Sei unica per me. (Sospirando) Io ti amo.
Ti amo, ti amo...non ami me. Ami l'idea che hai di me. Ami me nella tua vita. Ami il pensiero di avere il pensiero di me.
Ecco che ricominci. Fai la difficile.
Non sono difficile. Sono così semplice che sembro difficile.
Siamo stati così bene ieri a Vico. Una giornata meravigliosa. Mi sembrava di esser tornato fanciullo...
(Tremando) Ė vero, siamo stati benissimo. L'aria era tersa, rendeva le persone immobili, sembrava di stare in una fotografia.
Cosa è accaduto? Perché non possiamo restare in quella fotografia?
(Trasognata, come se fosse altrove) Ho un'altra fotografia per te. Ricordi la vigilia di Natale?
(Lui sorride)
Mi desti appuntamento alla Feltrinelli, ero eccitata come una bambina. Credevo che avremmo girato fra gli scaffali e che mi avresti regalato un libro che avrei scelto...
Non sono così banale, lo sai.
(Dura) Già. Tu non sei banale, proprio così. (Trattiene il tremito della voce) Ti presentasti con una scatolina di velluto rosso, intanto l'autista ti aspettava fuori, in seconda fila. Avevi la cena dall'onorevole, dovevi tornare a casa a cambiarti.
(Lui non coglie la durezza del tono, né il tremito della voce. Anzi, è incoraggiato dalla tenerezza che il ricordo gli suscita) Non dimenticherò mai il tuo sguardo stupito quando prendesti in mano quello strano ciondolo. Non capivi cosa fosse.
(Con dolcezza) Il più bel Natale. Il più bel regalo. Non il ciondolo, che indossai per non togliere più. Fino a ieri.
(Lui trasale. Si accorge dell’assenza del ciondolo)
Non il pendente, ma le parole che lo accompagnarono. I pensieri che avevano guidato la mano dell'orefice nel creare quel disegno. (Si gira a guardarlo) Era stato pensato apposta per me, così mi dicesti. Di ogni linea e di ogni curva mi spiegasti il significato.
(Sollevato) Credo di capire. Perdonami, ti ho trascurata, ti ho data per scontata. Non ho più fatto nulla di speciale per te. Dammi la possibilità di rimediare.
(Lo sguardo perso nel vuoto, ormai lontana) Non c'è rimedio, al nulla. 
Non dire così. Ci sarà un altro Natale per noi. Un'altra Vico.
Come hai detto, prima? Che non sei banale?
(A disagio) Non incominciare, ti prego. Ho detto che rimedierò alla mia trascuratezza.
(Si allontana da lui) Dopo Vico mi hai lasciata allo studio. È arrivata tua moglie, all'improvviso, dopo tanto che non si faceva vedere. E l'ho visto. Il ciondolo.
(Lui non osa più guardarla. Tace)
Si è avvicinata a me, si rigirava la catenina tra le mani, con delicatezza. Ha notato il mio sguardo. Bello eh, mi dice? Mio marito l'ha fatto creare apposta per me.
(Balbettando) Si è accorta che lo indossavi anche tu?
(Sprezzante) Non so. Non mi interessa.
(Quasi piagnucolante) Credimi, era stato creato per te, unicamente per te. Quello che ti ho raccontato era tutto vero. Solo non sapevo cosa regalarle. E così...
Hai voluto farmi sentire speciale. E mi hai resa una fra tante.
(Contrito) Non volevo.
Se tu mi avessi regalato un libro quel pomeriggio, forse mi sarei sentita una fra tante. Ma consapevole di esserlo, e per questo mi sarei sentita speciale. Ora vai, ti prego. 
(Avvilito) Dimmi almeno che hai ancora stima di me.

Mi spiace. Quella non l'ho mai avuta.

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