A livello internazionale in molti
Stati esistono autorità anticorruzione; si tratta però di realtà variegate e
non riconducibili a una tipologia unitaria. Nei rapporti internazionali
intessuti e studiando alcuni report ho verificato che spesso quelle straniere
sono autorità con poteri di polizia o persino giurisdizionali o, all’estremo
opposto, si tratta di autorità inserite e collegate direttamente a ministeri.
In Francia ad esempio l’anticorruzione è collegata al ministero della
giustizia. L’Authority italiana, invece, ha i caratteri di un’autorità
indipendente; è nominata dal governo ma richiede il parere favorevole dei 2/3
delle commissioni parlamentari e dura 6 anni, quindi più di quanto possa durare
il governo nominante: in questo senso è una novità sul piano internazionale.
L’esperienza delle autorità straniere, per quanto molto diverse, sembra
incoraggiante; esse pare abbiano conseguito concreti risultati nella lotta alla
corruzione; almeno questo è quello che emerge dai report degli organismi
internazionali.
La corruzione si annida nelle pieghe della
burocrazia che non funziona e che pone ostacoli; gli ostacoli spesso si possono
superare proprio corrompendo i funzionari infedeli o mettendoli a “libro paga”:
è per questo che una semplificazione intelligente delle procedure (che non
significa affatto eliminazione dei controlli, ma individuazione di controlli
rapidi ed efficienti) può aiutare a combatterla. Spesso sono le regole e le
norme tortuose e complicate che cagionano la corruzione.

Volendo indicare un punto di inizio, la lotta
alla corruzione richiede interventi sinergici che solo operando insieme possono
consentire risultati accettabili. Una buona prevenzione va sempre accompagnata
a una repressione che funziona. Infine, ma non certo per importanza, è
indispensabile una battaglia di tipo culturale. Per troppo tempo in Italia la
corruzione è stato un fenomeno sottovalutato o persino considerato una sorta di
“stato di necessità” per superare ostacoli insormontabili di tipo burocratico:
In alcuni casi il corruttore, al pari dell’evasore fiscale, è stato considerato
un “furbo” capace di aggirare gli ostacoli. Deve invece imporsi l’idea che la
corruzione è un male assoluto, come le mafie: entrambe danneggiano i cittadini
perché rendono il sistema economico e imprenditoriale molto più debole e molto
meno rispettoso delle regole della concorrenza.

Di corruzione, e di mala-politica si parlerà
Giovedi 24 Luglio a partire dalle ore
18.00 a
Marano di Napoli, presso la
Sala
Cavallo della
Casa Comunale al
Corso Umberto I nel corso di un incontro dibattito aperto al pubblico
organizzato dall’a.p.s.
Omnibus per
la presentazione del Volume “Il cancro della corruzione” del Tenente Colonnello
Claudio Mazzarese Fardella Mungivera
(ediz. Rogiosi) a cui parteciperanno il Sindaco di Marano,
Angelo Liccardo, il presidente della Commissione Cultura della
cittadina,
Vincenzo Marra e il
presidente dell’associazione
Mariarosaria
Lumiero. Modererà l’altro socio e giornalista dell’associazione,
Paolo Russo, esperto di Comunicazione
pubblica, sociale e politica.
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